Artrosi: quando è necessaria la chirurgia?
L’artrosi colpisce milioni di persone in tutto il mondo, compromettendo significativamente la loro qualità di vita. Caratterizzata dalla degenerazione progressiva della cartilagine articolare, questa patologia porta spesso a dolore, rigidità e ridotta mobilità.
Mentre molti individui trovano sollievo attraverso trattamenti conservativi, in alcuni casi più gravi possono rendersi necessari interventi più incisivi, come la chirurgia. Tuttavia, capire quali siano le circostanze in cui la chirurgia per l’artrosi diventa una soluzione da consigliare, non è sempre facile e vanno presi in considerazione molti elementi.
In generale, si tratta di quelle situazioni in cui i trattamenti meno invasivi non sono più efficaci e la qualità della vita è seriamente compromessa dalla malattia.
Che cos’è l’artrosi e come si cura
L’artrosi, o più propriamente l’osteoartrosi, è una patologia degenerativa la cui causa non è ancora del tutto nota. Tuttavia, esistono delle condizioni predisponenti, quali l’età, il sovrappeso, i traumi e gli infortuni pregressi e le sollecitazioni meccaniche legate a una attività lavorativa o sportiva ripetuta.
Questa patologia è caratterizzata dalla progressiva degenerazione della cartilagine, ovvero il tessuto elastico che riveste le estremità delle ossa all’interno delle articolazioni e che ha lo scopo di rendere fluidi i movimenti e di ammortizzare gli impatti.
Con l’avanzare dell’osteoartrosi, la cartilagine si assottiglia e, nei casi più gravi, può consumarsi completamente, causando l’attrito diretto tra le ossa e portando a dolore, rigidità e limitazione del movimento. I sintomi dell’artrosi si sviluppano gradualmente e possono variare in intensità da lievi a debilitanti, influenzando notevolmente la qualità della vita degli individui colpiti.
Le articolazioni più frequentemente interessate dall’artrosi sono quelle che sopportano maggior peso, come le ginocchia e l’anca, ma anche le mani, la colonna vertebrale e le spalle possono essere colpite. Sebbene l’artrosi sia comunemente associata all’invecchiamento, non è da considerarsi una semplice conseguenza dell’età avanzata, ma piuttosto il risultato di una combinazione di fattori che ne determinano lo sviluppo e la progressione.
Le cure per l’osteoartrosi
Così come non sono del tutto note le cause dell’osteoartrosi, allo stesso modo non vi sono cure definitive, tanto che viene considerata una malattia cronica degenerativa.
Tuttavia, esistono dei trattamenti che possono alleviare il dolore o rallentare la degenerazione dell’articolazione.
I trattamenti conservativi dell’osteoartrosi
Con trattamenti conservativi si intendono tutte quelle cure per l’artrosi mirati a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita senza intervento chirurgico. Questi approcci non chirurgici sono fondamentali nella gestione iniziale della malattia e possono essere efficaci nel rallentare la sua progressione e alleviare il dolore e la rigidità associati.
- Farmacoterapia: i farmaci giocano un ruolo cruciale nel controllo del dolore e dell’infiammazione. Gli antinfiammatori non steroidei (FANS), specialmente quelli in gel ad azione locale, sono comunemente prescritti per alleviare il dolore lieve o moderato. Per il dolore più intenso, possono essere considerati trattamenti con analgesici più forti, sempre sotto stretto controllo medico.
- Fisioterapia: la fisioterapia è un altro pilastro nel trattamento dell’artrosi, con programmi personalizzati che possono aiutare a mantenere o migliorare la mobilità articolare, rinforzare i muscoli intorno all’articolazione colpita e ridurre il dolore. Esercizi specifici, terapia manuale e l’uso di calore o freddo sono tecniche comuni impiegate dai fisioterapisti.
- Cambiamenti nello stile di vita: modificare il proprio stile di vita può avere un impatto significativo sulla gestione dell’artrosi. Mantenere un peso corporeo salutare riduce lo stress sulle articolazioni portanti, come ginocchia e fianchi, diminuendo il dolore e prevenendo ulteriori danni. Inoltre, l’attività fisica regolare, adattata alle capacità individuali, contribuisce a migliorare la forza muscolare e la flessibilità, essenziali per sostenere e proteggere le articolazioni affette da artrosi.
- Supporti ortopedici: per alcune persone, l’uso di tutori o solette può aiutare a ridistribuire il carico sulle articolazioni, riducendo il dolore durante le attività quotidiane. Questi dispositivi possono anche aiutare a migliorare l’allineamento e la stabilità dell’articolazione.
Questi trattamenti conservativi, spesso utilizzati in combinazione, possono fornire un sollievo significativo dai sintomi dell’artrosi. Tuttavia, la loro efficacia varia da individuo a individuo e può diminuire nel tempo, soprattutto nei casi di artrosi avanzata, dove la chirurgia potrebbe diventare un’opzione da considerare.
Quando considerare la chirurgia per l’artrosi
La decisione di procedere con un intervento chirurgico per l’artrosi è complessa e dipende da vari fattori, tra cui la gravità dei sintomi, l’impatto sulla qualità della vita e la risposta ai trattamenti conservativi. Generalmente, la chirurgia viene considerata quando il disturbo non è più in fase iniziale e le altre opzioni di trattamento non hanno fornito un sollievo adeguato dal dolore o un significativo miglioramento della funzionalità articolare.
Tuttavia, un ulteriore elemento da considerare è senza dubbio l’articolazione colpita: a seconda dell’area da trattare, infatti, possono esserci interventi di tipo diverso.
Chirurgia per l’artrosi della mano
Nel caso dell’artrosi della mano, per esempio, possono essere proposte piccole protesi oppure interventi artroplastica o, ancora, di artrodesi.
L’artroplastica consiste nell’asportazione delle superfici articolari danneggiate e nella loro sostituzione con impianti artificiali progettati per ripristinare la funzionalità dell’articolazione e alleviare il dolore. Questo tipo di intervento può essere applicato anche in articolazioni come il ginocchio e l’anca.
L’artrodesi, d’altra parte, mira a fondere insieme le estremità delle ossa che formano l’articolazione, eliminando il movimento in quella specifica articolazione per alleviare il dolore causato dall’artrosi. Sebbene questo procedimento possa limitare la gamma di movimento, può offrire un sollievo significativo in aree dove la funzionalità può essere sacrificata a vantaggio della riduzione del dolore, come nelle articolazioni delle dita o del polso.
Chirurgia per l’artrosi dell’anca
Nel caso dell’anca, la chirurgia più prevedere l’artroplastica totale dell’anca. Questo intervento, noto anche come sostituzione totale dell’anca, è tra i più comuni e di successo per trattare l’osteoartrosi avanzata dell’anca. Durante l’operazione, l’articolazione danneggiata dall’artrosi viene sostituita con protesi artificiali. Questi impianti sono progettati per simulare la funzionalità naturale dell’anca, offrendo ai pazienti la possibilità di tornare alle loro attività quotidiane con un dolore notevolmente ridotto o addirittura assente.
L’osteotomia dell’anca, consigliata nei pazienti più giovani o in quelli con una deformità ossea che contribuisce all’artrosi, prevede il taglio e il riallineamento delle ossa per migliorare la distribuzione del carico sull’articolazione e ritardare la necessità di una sostituzione totale dell’anca.
Infine, l’artroscopia dell’anca, sebbene meno comune per l’osteoartrosi rispetto ad altre condizioni articolari, può essere utilizzata in casi selezionati per rimuovere frammenti di cartilagine liberi o tessuto infiammatorio dall’articolazione dell’anca. Questa procedura minimamente invasiva può offrire sollievo dal dolore e migliorare la mobilità in pazienti con artrosi lieve o moderata.
Chirurgia per l’osteoartrosi del ginocchio
Per quanto riguarda il ginocchio, artroplastica può essere totale (TKA), con la sostituzione totale del ginocchio, oppure parziale (PKA), quando l’osteoartrosi colpisce solo una parte del ginocchio, come il compartimento mediale.
Osteotomia tibiale o femorale è un intervento mirato a cambiare l’allineamento dell’osso tibiale o femorale per ridistribuire il peso lontano dalla parte danneggiata dell’articolazione del ginocchio. È particolarmente utile nei pazienti più giovani con artrosi localizzata e mira a ritardare la necessità di una sostituzione totale del ginocchio.
Infine, l’artroscopia del ginocchio, generalmente utilizzata per problemi meccanici all’interno del ginocchio, come menischi strappati o corpi liberi articolari, può essere impiegata in casi selezionati di artrosi per pulire l’articolazione dai frammenti di cartilagine o tessuto infiammatorio.
In ogni caso, la decisione di ricorrere la chirurgia deve sempre essere ben ponderata e affrontata assieme allo specialista, che sarà indicare la strategia migliore in base alle condizioni specifiche del paziente.