I twisties nelle prove sportive: cosa sono e chi colpiscono
Durante le recenti Olimpiadi ha destato stupore il ritiro dalle finali di Simone Biles, ginnasta americana già vincitrice di numerose medaglie nelle passate competizioni. L’atleta, considerata una delle più importanti ginnaste del mondo tanto da essere chiamata regina della ginnastica, ha dichiarato di dover fare un passo indietro per tutelare la propria salute mentale.
L’ammissione delle sue difficoltà mentali se, da una parte, ha sorpreso molti fan, dall’altra è stata accolta positivamente, soprattutto dagli psicologi e dagli esperti di salute mentale. Accettare le proprie difficoltà e ammettere i propri limiti dovrebbe essere interpretato non come una debolezza, semmai come un ottimo sistema per migliorarsi e per lavorare sulla crescita personale. Insomma, non una sconfitta quanto una opportunità di miglioramento.
I twisties: cosa sono i blocchi mentali nella ginnastica
Il disturbo che ha indotto la Biles ha ritirarsi è definito come twisties, un termine ben noto dagli atleti ma sconosciuto al grande pubblico.
L’atleta statunitense ha deciso di ritirarsi dalla finale a squadre di ginnastica femminile dopo un brutto atterraggio al termine di un volteggio nelle fasi di qualificazione. Proprio lei ha dichiarato di soffrire, appunto, di twisties.
Chi pratica questo sport sa di che cosa si tratta: i twisties non sono affatto rari e comportano una sorta di blocco mentale che porta l’atleta a perdere la consapevolezza del proprio corpo e del gesto atletico che sta eseguendo proprio mentre lo compie.
Una sorta di perdita del controllo che durante evoluzioni piuttosto complicate, come quelle richieste nelle competizioni di ginnastica, possono provocare errori molto gravi ma anche causare infortuni. Negli sport combinatori, come la ginnastica artistica, non sono rari: il disorientamento spaziale è provocato da una perdita di funzionalità del sistema propriocettivo, ovvero quello che permette di avere consapevolezza della propria posizione nello spazio e del proprio corpo indipendentemente dalla vista. Quando le rotazioni diventano molto numerose e particolarmente complesse la perdita di punti di riferimento spaziali può provocare disorientamento.
Gaar Adams, ex ginnasta, proprio in seguito all’incidente accorso alla Biles, ha dichiarato come in gioventù uno sbandamento di questo genere gli abbia provocato una caduta con un grave danno al collo. Ne è seguito un intervento chirurgico alla colonna vertebrale e ben 4 mesi di immobilizzazione, con il rischio di rimanere paralizzato.
Per spiegare l’effetto di un twisties, Catherine Burns, anch’essa ex-ginnasta, sul suo profilo twitter ha fatto un paragone con la guida dell’auto. In entrambi i casi, si tratta di azioni automatiche in cui non è necessario pensare per attuarle. Tuttavia, nel momento in cui si ha una sorta di oscuramento della memoria muscolare, si tenta di riprendere il comando attraverso il pensiero, pur nella consapevolezza che si tratta di azioni da compiere senza pensare. Questo provoca la sensazione di «essere totalmente persi».
Simone Biles al momento del ritiro ha dichiarato di avere «demoni nella testa» e di avere bisogno di ritrovare l’equilibrio, in quanto «la salute conta più delle medaglie».
Fortunatamente è poi riuscita a partecipare comunque alla gara alla trave senza torsioni, in cui ha conquistato un’importante medaglia di bronzo, utile soprattutto al morale dell’atleta.
I twisties: un problema organico o un disturbo psicologico?
Per quanto riguarda la Biles non è possibile stabilire l’origine del suo disturbo. Se lei stessa parla di salute mentale, non è chiaro se il problema sia nato in seguito allo sbandamento fisico oppure se i twisties nascano da una mancanza di concentrazione che può avere cause diverse.
Al di là del caso singolo, gli psicologi spiegano che questo tipo di disturbo può nascere da una mancanza di consapevolezza di sé, talvolta provocata da uno stress emotivo o dall’ansia da prestazione sportiva. Ciò provoca una difficoltà di concentrazione e instaura un circolo vizioso nel quale l’insicurezza mina la stabilità mentale dell’atleta.
Nello sport, in particolare, permangono ancora stereotipi legati all’idea che le persone di successo non debbano mai avere difficoltà o che, comunque, le possano superare agilmente. Spesso questo luogo comune ha un effetto negativo proprio sugli atleti stessi, che si trovano a dover dimostrare la loro forza anche quando sono in seria difficoltà. Questo spiega perché proprio durante competizioni così importanti la pressione salga notevolmente e possa spingere l’atleta ad andare oltre le proprie possibilità con le conseguenze che ciò può comportare.
Le parole della Biles in seguito al suo ritiro hanno qualcosa di rivoluzionario, che si dimostra utile non solo per i giovani atleti ma anche per le persone “normali” nella lotta allo stigma sociale sulla salute mentale. Tuttavia, nell’opinione pubblica non tutti hanno colto il lato positivo di questa scelta e, anzi, molti hanno criticato l’atleta per la sua presunta fragilità, a dimostrazione che c’è ancora molto da fare.
L’allenamento mentale e la gestione dello stress
La gestione dello stress rappresenta un aspetto oggi molto importante per ottenere risultati sportivi e, ancor più importante, per riuscire a raggiungere un maggiore benessere generale.
La consapevolezza che gli atleti non sono macchine e che la perfezione non esiste dovrebbe essere il primo passo per sfatare certi miti che potenziano le difficoltà legate alla sfera mentale.
Oggi non sono rari i campioni sportivi che si affidano allo sport coaching per combattere l’ansia sportiva, dimostrando che l’allenamento della mente è altrettanto importante rispetto a quello fisico.
La speranza è che, con il tempo, si arrivi a parlare delle proprie difficoltà e a mostrare il proprio lato umano in ogni campo senza vergogna. In questo senso, le azioni e le parole dei personaggi più in vista, come gli sportivi, possono avere un’influenza importante sull’opinione pubblica: ecco perché Simone Biles è da ammirare per il suo ritiro almeno quanto per le sue imprese sportive.