Osteoporosi in menopausa: cosa sapere e come prevenirla

Quando si parla di menopausa, i primi sintomi che vengono in mente sono le vampate di calore, i cambiamenti dell’umore o i disturbi del sonno. Ma non sono gli unici. Un altro, forse meno evidente ma che può avere conseguenze importanti sulla salute, è la perdita progressiva di densità ossea.
Con l’arrivo della menopausa, il rischio di osteoporosi nelle donne aumenta in modo significativo. Si tratta di un processo che non dà sintomi nelle fasi iniziali, ma che nel tempo può portare a fragilità scheletrica e fratture ricorrenti anche in seguito a traumi minimi.
Per proteggere il proprio corpo in una fase di grande cambiamento è, dunque, molto importante capire cos’è l’osteoporosi, perché la menopausa la favorisce e cosa si può fare per prevenirla.
Che cos’è l’osteoporosi
L’osteoporosi è una condizione patologica che riduce la loro massa minerale delle ossa e che provoca il deterioramento del tessuto osseo. Tutto ciò fa sì che le ossa siano più fragile e che aumenti il rischio di fratture anche nel momento in cui non ci siano traumi o siano di lieve entità.
Col passare del tempo, le persone che soffrono di osteoporosi vanno incontro a una progressiva degenerazione, in quanto le ossa diventano sempre più porose. Le zone più frequentemente colpite sono le vertebre, il femore e il polso, ma la fragilità può interessare tutto lo scheletro.
Quando la riduzione della massa ossea non è ancora così marcata da rientrare nei criteri diagnostici dell’osteoporosi, si parla di osteopenia: una condizione di rischio che può evolvere, ma che può anche essere rallentata con le giuste attenzioni.
Con la menopausa si verifica una progressiva riduzione della produzione di estrogeni da parte delle ovaie. Questo cambiamento ormonale non si limita a influire sui cicli mestruali o sul tono dell’umore: ha effetti profondi anche sulla salute delle ossa.
Perché la menopausa aumenta il rischio di osteoporosi
Durante la vita fertile, gli estrogeni sono prodotti naturalmente in quantità tali da garantire una serie di funzioni legate alla possibilità di concepire. Oltre a ciò, contribuiscono anche a mantenere in equilibrio il processo di rimodellamento osseo, in cui vecchio tessuto viene riassorbito e nuovo osso viene formato.
Questo equilibrio è fondamentale per conservare una buona densità ossea nel tempo. Ma quando gli estrogeni calano, come avviene fisiologicamente durante la menopausa, questo meccanismo si modifica: l’attività delle cellule che demoliscono l’osso, dette osteoclasti, aumenta, mentre quella delle cellule che lo ricostruiscono, dette osteoblasti, rallenta. Il processo di demolizione e ricostruzione cellulare ha la finalità di rigenerare continuamente l’osso, ma quando si altera, il risultato è una perdita netta di massa ossea.
Le conseguenze di questo squilibrio non sono immediate, ma si manifestano nel tempo. Si calcola che nei 5–7 anni successivi alla menopausa una donna possa perdere fino al 20% della propria densità minerale ossea.
La fase iniziale, che coinvolge soprattutto l’osso trabecolare, ovvero la parte interna delle ossa, è la più veloce e rischiosa. A seguire, la perdita continua più lentamente e interessa anche l’osso corticale, che è invece quello più esterno, contribuendo a un indebolimento progressivo di tutto lo scheletro.
Questo fenomeno riguarda un numero crescente di donne: con l’aumento dell’aspettativa di vita, molte donne trascorrono oltre un terzo della propria esistenza in postmenopausa. Ecco perché la salute ossea in questa fase della vita sta diventando sempre più una priorità a livello globale, sia per il benessere individuale che per le implicazioni sanitarie legate al rischio di fratture.
Osteoporosi: i fattori di rischio oltre la menopausa
Anche se la menopausa rappresenta uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo dell’osteoporosi, non è l’unico. Esistono infatti molte altre condizioni che, da sole o in combinazione, possono contribuire alla perdita di massa ossea e aumentare la probabilità di fratture.
L’età avanzata è uno dei primi elementi da considerare: con il passare degli anni, il processo di rimodellamento osseo rallenta comunque anche negli uomini e il tessuto osseo tende a diventare più fragile. La familiarità per osteoporosi o fratture da fragilità è un altro fattore importante, così come la costituzione fisica: persone molto magre o con una struttura minuta tendono ad avere una massa ossea inferiore.
Anche alcune abitudini e condizioni dello stile di vita sono dei fattori determinanti. Una dieta povera di calcio e vitamina D, il fumo, l’eccessivo consumo di alcol, la sedentarietà e una scarsa esposizione alla luce solare possono influenzare negativamente la salute dello scheletro. In particolare, la carenza di vitamina D è molto diffusa nelle persone anziane e nelle donne in postmenopausa, e può compromettere l’assorbimento del calcio a livello intestinale.
Infine, non bisogna dimenticare che anche alcuni farmaci, come i corticosteroidi utilizzati a lungo termine, gli inibitori dell’aromatasi o alcuni trattamenti oncologici, possono avere un impatto diretto sulla densità ossea, così come alcune malattie croniche, tra cui le malattie autoimmuni e quelle gastrointestinali che compromettono l’assorbimento dei nutrienti.
Prevenire l’osteoporosi già in perimenopausa
La prevenzione dell’osteoporosi non dovrebbe cominciare quando la fragilità ossea si è già manifestata, ma molto prima, idealmente durante la perimenopausa. È in questa fase, che può durare anche diversi anni, che iniziano a verificarsi i primi cambiamenti ormonali capaci di influenzare l’equilibrio del tessuto osseo.
Le raccomandazioni sono in parte sovrapponibili a quelle valide per la salute cardiovascolare: attività fisica regolare, in particolare esercizi che stimolano il carico sulle ossa, come camminata veloce, danza, yoga o allenamento con piccoli pesi; alimentazione ricca di calcio, vitamina D, proteine e antiossidanti; attenzione al fumo e all’abuso di alcol.
In alcune situazioni può essere utile ricorrere anche a integratori, la cui assunzione però dovrebbe essere sempre valutata insieme al proprio medico o ginecologo. Tra gli integratori più interessanti, la nattochinasi sta suscitando interesse non solo per i suoi effetti sul sistema cardiovascolare, ma anche per il possibile ruolo nel sostenere la microcircolazione ossea e contrastare quei processi infiammatori che contribuiscono alla fragilità scheletrica.
Sebbene gli studi siano ancora in corso, si tratta di una possibilità che la ricerca continua a esplorare con attenzione, soprattutto per le donne che desiderano agire in ottica preventiva già prima della menopausa conclamata.
Fonti:
Ji MX, Yu Q. Primary osteoporosis in postmenopausal women. Chronic Dis Transl Med. 2015 Mar 21;1(1):9-13. doi: 10.1016/j.cdtm.2015.02.006. PMID: 29062981; PMCID: PMC5643776. https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC5643776/
Liu Y, He Y, He B, Kong L. The Anti-osteoporosis Effects of Natto on Bone Mineral Density in Perimenopausal Women. Curr Med Chem. 2021;28(25):5191-5200. doi: 10.2174/0929867327666200306123140. PMID: 32141414. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32141414/