Fisioterapia per artrosi cervicale: quando può aiutare?

Dolore al collo, rigidità nei movimenti e fastidi che si irradiano fino alle spalle o alle braccia: sono segnali che, soprattutto con l’avanzare dell’età, possono indicare la presenza di artrosi cervicale. Si tratta di una condizione molto diffusa che colpisce le articolazioni della colonna vertebrale a livello del collo, spesso in modo silenzioso e progressivo.
Sebbene non esista una cura definitiva, esistono diversi strumenti per gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita. Tra questi, la fisioterapia rappresenta una soluzione efficace, soprattutto quando il disturbo non è in fase acuta. Ma in quali casi può davvero fare la differenza? E quando invece non basta?
Cos’è l’artrosi cervicale e perché compare
L’artrosi cervicale, nota anche come spondilosi cervicale, è una forma di osteoartrosi che interessa le articolazioni delle vertebre cervicali, le ultime sette della colonna vertebrale, ovvero quelle che sostengono il collo.
Si tratta di una condizione degenerativa, legata al progressivo deterioramento delle strutture articolari e discali che, con il tempo, perdono elasticità e si assottigliano. Il risultato è una ridotta mobilità della zona cervicale, spesso accompagnata da dolore e da una sensazione di rigidità, soprattutto al risveglio o dopo periodi prolungati nella stessa posizione.
Tra i fattori di rischio più comuni si segnalano l’invecchiamento fisiologico, una postura scorretta mantenuta nel tempo — per esempio davanti al computer o durante la guida —, traumi cervicali pregressi e, in alcuni casi, predisposizione genetica. Anche il sovraccarico funzionale legato a lavori ripetitivi o all’attività sportiva intensa può accelerare il processo degenerativo.
I sintomi non sempre si presentano in modo evidente. In alcuni casi, l’artrosi cervicale viene scoperta incidentalmente durante un’indagine radiologica. Quando però il quadro si aggrava, può insorgere dolore locale, sensazione di tensione muscolare, cefalea, vertigini o disturbi irradiati verso le braccia, legati alla compressione delle radici nervose.
Quando la fisioterapia può essere utile
L’artrosi cervicale è un disturbo degenerativo per il quale non esiste una cura definitiva. In alcuni casi può essere indicato l’intervento chirurgico, ma nella maggior parte dei casi sono più appropriate terapie conservative, che prevedono anche la fisioterapia.
La fisioterapia viene consigliata in particolare quando il dolore non è severo o invalidante. Numerosi studi clinici hanno evidenziato che, se inserita in un percorso mirato e personalizzato, può aiutare a migliorare la mobilità del collo, ridurre il dolore e aumentare l’autonomia funzionale del paziente.
Nelle fasi iniziali o intermedie della patologia, il trattamento fisioterapico ha l’obiettivo di preservare il movimento articolare e rinforzare i muscoli del collo e del tronco, in modo da compensare le alterazioni meccaniche causate dall’usura articolare. In questo senso, la fisioterapia non agisce sulla causa degenerativa, ma ne contrasta gli effetti funzionali, prevenendo un peggioramento del quadro clinico[1].
Anche in presenza di dolore cronico, la fisioterapia può contribuire a ridurre la dipendenza dai farmaci, migliorando la qualità della vita e la capacità di affrontare le attività quotidiane. Secondo una revisione sistematica pubblicata sul Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy, i programmi fisioterapici basati su esercizi specifici per il tratto cervicale risultano più efficaci rispetto ai trattamenti passivi nel lungo termine[2].
È importante sottolineare che la fisioterapia è tanto più efficace quanto più precoce è l’intervento. Quando il paziente si rivolge tempestivamente a un professionista, è possibile evitare o ritardare la comparsa di limitazioni motorie, rigidità persistente e complicazioni come la compressione nervosa.
Cosa fa il fisioterapista: metodi e tecniche efficaci
Una valutazione fisioterapica ben condotta parte sempre da un’anamnesi approfondita, mirata a comprendere la storia clinica del paziente, la natura del dolore, la postura abituale e il livello di mobilità residua. Sulla base di questi elementi, il fisioterapista costruisce un percorso individualizzato che può includere diverse tecniche, sempre nel rispetto del quadro clinico e della tolleranza del paziente.
Tra i metodi più utilizzati quando l’artrosi cervicale non è troppo avanzata vi sono le mobilizzazioni articolari dolci, che hanno la finalità di migliorare l’ampiezza dei movimenti e ripristinare la mobilità senza provocare dolore. Si tratta di esercizi che il paziente esegue con l’ausilio del fisioterapista: in alcuni casi, è il fisioterapista a muovere l’arto del paziente (esercizi passivi), mentre gli esercizi attivi avvengono quando il paziente contribuisce attivamente al movimento. Queste ultime sono fondamentali per rinforzare la muscolatura del collo, delle spalle e della parte superiore del dorso, spesso coinvolta nei meccanismi di compenso.
Alcuni muscoli, per una serie di fattori, tra cui posture scorrette e lesioni, tendono ad essere più contratti del normale: in tal caso si parla di muscoli retratti. Nel caso dell’artrosi cervicale, si tratta del trapezio, dei flessori del collo e dei muscoli sub-occipitali, situati nella parte posteriore del collo.
L’allungamento di questi muscoli rappresenta una parte essenziale del trattamento, soprattutto nei soggetti che accusano una sensazione costante di tensione cervicale.
Quando il dolore è più intenso o si accompagna a rigidità marcata, il fisioterapista può affiancare al lavoro attivo alcune tecniche strumentali come la TENS, gli ultrasuoni o la laserterapia, che riducono il dolore antalgiche e sciolgono le contratture. Sebbene i risultati siano spesso temporanei, queste tecniche possono aiutare ad iniziare un percorso di fisioterapia che altrimenti potrebbe essere più gravoso.
Infine, un capitolo importante riguarda l’educazione posturale: il fisioterapista insegna al paziente a riconoscere e correggere le posizioni scorrette nella vita quotidiana e a gestire il proprio corpo in modo più consapevole, anche attraverso semplici esercizi da ripetere a casa.
Domande frequenti sulla fisioterapia per l’artrosi cervicale
La fisioterapia può far regredire l’artrosi cervicale?
No. L’artrosi cervicale è una condizione cronica e degenerativa, quindi non reversibile. Tuttavia, la fisioterapia può migliorare sensibilmente i sintomi, come il dolore e la rigidità, e contribuire a mantenere una buona qualità della vita nel tempo.
Quanto dura un ciclo di fisioterapia?
Non esiste una durata standard: il percorso varia in base al livello di compromissione articolare e alla risposta individuale. In genere, si comincia con 6-8 sedute settimanali, seguite da richiami periodici o da un programma di esercizi da svolgere a domicilio.
Ci sono controindicazioni alla fisioterapia per l’artrosi cervicale?
La fisioterapia è generalmente sicura, ma deve essere adattata al singolo paziente. In presenza di patologie neurologiche, instabilità vertebrale o compressioni importanti, è fondamentale che il trattamento sia preceduto da un’accurata valutazione medica.
La fisioterapia può sostituire i farmaci antidolorifici?
Può contribuire a ridurne l’uso, soprattutto se i sintomi sono moderati. Tuttavia, nelle fasi più dolorose o infiammatorie, il medico può prescrivere un supporto farmacologico temporaneo, che va sempre gestito in parallelo al trattamento riabilitativo.