Menopausa e rischio cardiovascolare: c’è relazione?

La menopausa, pur essendo una fase fisiologica che interessa tutte le donne da una certa età in poi, porta spesso con sé una serie di disturbi più o meno fastidiosi. Dalle vampate di calore all’aumento di peso, fino ai disturbi dell’umore, i sintomi sono ben noti, anche se non sempre si manifestano allo stesso modo.
Esistono però anche conseguenze meno evidenti ma potenzialmente più gravi. Una delle più note è l’osteoporosi, legata alla riduzione della densità ossea causata dai cambiamenti ormonali.
Un altro tema, di cui si parla ancora poco, è quello del rischio cardiovascolare. Anche in questo caso, la carenza di estrogeni che accompagna la fine del periodo fertile può avere un impatto importante.
Salute cardiovascolare femminile: cosa c’è da sapere
Sebbene la salute cardiovascolare sia al centro di molte campagne di prevenzione, e i progressi in questo ambito siano stati significativi, le patologie cardiocircolatorie restano la principale causa di morte, sia negli uomini sia nelle donne.
Tuttavia, nel caso delle donne, alcuni fattori di rischio specifici tendono ancora a essere trascurati. Oltre ai fattori ben noti come familiarità, fumo, ipertensione o sovrappeso, si sottovalutano spesso condizioni legate alla gravidanza o alla menopausa, che possono incidere in modo determinante sul rischio cardiovascolare.
Osservando l’incidenza di ischemie e di infarto del miocardio si nota come nelle donne vi sia un ritardo dell’insorgenza di tali patologie rispetto agli uomini. Ciò sembrerebbe essere dovuto all’effetto protettivo da parte degli estrogeni endogeni durante la premenopausa.
Tuttavia, dopo la menopausa, con il crollo del livello degli estrogeni, si registra un sensibile aumento di complicanze cardiovascolari. Studi[1] avrebbero dimostrato che nelle donne tra i 40 e 54 anni, quelle inpremenopausa avrebbero un rischio da 2 a 6 volte minore di insorgenza di malattie cardiovascolari rispetto a quelle in postmenopausa. E ancora, altri studi[2] avrebbero rivelato che le donne in giovane età con livelli di estrogeni molto basse avrebbero un rischio di 7 volte maggiore rispetto alle loro coetanee con livelli di estrogeni nella norma.
Menopausa: perché non tutte le situazioni sono uguali
Così come nella vita fertile non tutte le donne sperimentano condizioni uguali, anche il periodo della menopausa può presentarsi in modo diverso, e così anche il rischio cardiovascolare. A fare la differenza sono vari elementi: dall’età in cui la menopausa si manifesta al modo in cui si presenta, passando per la presenza di sintomi più o meno intensi.
Alcuni studi[3] hanno evidenziato che, quando la menopausa arriva prima dei 45 anni, il rischio di sviluppare problemi cardiovascolari tende a salire. Più è precoce, più aumenta la probabilità di andare incontro a cardiopatia coronarica o insufficienza cardiaca.
Anche il tipo di menopausa fa la differenza. Quella naturale ha un decorso diverso rispetto a quella causata da un intervento chirurgico, come l’asportazione delle ovaie. In questi casi, se non viene avviata una terapia ormonale adeguata, il rischio può crescere sensibilmente, soprattutto se l’intervento è avvenuto in giovane età.
Poi ci sono altri elementi da considerare: in che fase ci si trova (se si è ancora in perimenopausa, già in postmenopausa o oltre), quanto sono scesi i livelli di estrogeni e, soprattutto, se sono presenti sintomi come vampate, insonnia, sbalzi d’umore. Sembra che proprio questi segnali, a volte sottovalutati, siano associati a un rischio maggiore di ipertensione e irrigidimento delle arterie. Anche la qualità del sonno e il tono dell’umore, quando si deteriorano, possono incidere negativamente sul benessere cardiovascolare.
Non si tratta solo di una questione ormonale: conta molto anche come il corpo reagisce, e quali segnali ci manda lungo il percorso.
Prevenzione: cosa possiamo fare durante e dopo la menopausa
Il rischio cardiovascolare nelle donne in menopausa non è inevitabile. Né immutabile. Si può fare molto per contenerlo, a partire dalle abitudini quotidiane.
Attività fisica regolare, alimentazione equilibrata, controllo del peso, sonno di qualità e rinuncia al fumo sono i primi aspetti da considerare. Una dieta ricca di fibre, grassi buoni, legumi, frutta e verdura e, al contrario, povera di zuccheri aggiunti e cibi ultraprocessati aiuta a tenere sotto controllo il peso, ma anche la pressione, la glicemia e il colesterolo.
L’esercizio fisico, anche se moderato, se fatto con costanza stimola il metabolismo, migliora l’umore e contrasta l’accumulo di grasso viscerale, che tende ad aumentare proprio dopo la menopausa.
Anche il sonno merita attenzione. Insonnia e risvegli frequenti sono frequenti in questa fase, e possono contribuire ad aumentare il rischio cardiometabolico. L’igiene del sonno e alcune tecniche di rilassamento possono dare un aiuto concreto, soprattutto se i disturbi notturni sono legati alle vampate. In alcuni casi, si può valutare l’uso di integratori naturali, come gli isoflavoni o l’estratto di zafferano, per ridurre i sintomi più fastidiosi.
Il ruolo della nattokinasi nella prevenzione cardiovascolare e per l’osteoporosi
Negli ultimi anni, l’attenzione della ricerca si è concentrata anche su alcune sostanze naturali in grado di supportare la salute cardiovascolare in menopausa. Tra queste, ha suscitato particolare interesse la nattokinasi, un enzima presente nel tradizionale alimento giapponese natto.
Diversi studi preliminari[4] hanno osservato che la nattokinasi può contribuire alla regolazione della pressione sanguigna e della coagulazione, riducendo la rigidità arteriosa e migliorando alcuni parametri legati al rischio cardiovascolare.
Ma non solo. Alcuni dati sperimentali suggeriscono che la nattokinasi potrebbe anche avere un ruolo nel prevenire la perdita di massa ossea grazie alla sua capacità di influenzare positivamente la circolazione e i meccanismi infiammatori che contribuiscono all’osteoporosi.
Una prospettiva interessante soprattutto in menopausa, quando il rischio di fragilità ossea aumenta insieme a quello cardiovascolare.
[1] Kannel, W.B.; Hjortland, M.C.; McNamara, P.M.; Gordon, T. Menopause and risk of cardiovascular disease: The framingham study. Ann. Intern. Med. 1976, 85, 447–452. [Google Scholar] [CrossRef]
[2] Bairey Merz, C.N.; Johnson, B.D.; Sharaf, B.L.; Bittner, V.; Berga, S.L.; Braunstein, G.D.; Hodgson, T.K.; Matthews, K.A.; Pepine, C.J.; Reis, S.E.; et al. Hypoestrogenemia of hypothalamic origin and coronary artery disease in premenopausal women: A report from the NHLBI-sponsored wise study. J. Am. Coll. Cardiol. 2003, 41, 413–419. [Google Scholar] [CrossRef]
[3] Muka, T.; Oliver-Williams, C.; Kunutsor, S.; Laven, J.S.; Fauser, B.C.; Chowdhury, R.; Kavousi, M.; Franco, O.H. Association of age at onset of menopause and time since onset of menopause with cardiovascular outcomes, intermediate vascular traits, and all-cause mortality: A systematic review and meta-analysis. JAMA Cardiol. 2016, 1, 767–776. [Google Scholar] [CrossRef] [PubMed]
[4] https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC5066864/