Cervicalgia e stress: quale legame hanno?

La cervicalgia per molte persone è una compagnia poco piacevole ma frequente. Giornate alla scrivania, nottate agitate o un periodo particolarmente carico di impegni possono contribuire alla tensione nella parte cervicale, ovvero tra collo e scapole, portando a dolore e rigidità.
Ma cosa succede davvero quando la tensione mentale si traduce in dolore fisico? E soprattutto: è vero che lo stress può essere alla radice della cervicalgia?
Negli ultimi anni la scienza ha cercato di rispondere a questa domanda, confermando una realtà che in molti già sperimentano quotidianamente: esiste una connessione diretta tra sintomi da stress e dolore cervicale cronico. Tuttavia, non tutti gli strumenti proposti per alleviarlo sono davvero efficaci.
Cos’è la cervicalgia e quali sono le cause più comuni
La cervicalgia è una delle forme di dolore muscoloscheletrico più diffuse nella popolazione adulta. Si manifesta con una sensazione di fastidio o dolore localizzato nella regione del collo, spesso estesa alla nuca e alle spalle, e può essere accompagnata da rigidità, limitazione nei movimenti o, nei casi più avanzati, da cefalee muscolo-tensive e vertigini posturali.
Le cause più comuni sono di natura meccanica o posturale: una posizione prolungata alla scrivania, l’utilizzo intensivo di dispositivi elettronici, movimenti ripetitivi o bruschi e una muscolatura del collo poco tonica o sbilanciata. A questi fattori si aggiungono problematiche degenerative come l’artrosi cervicale, frequente con l’avanzare dell’età.
Tuttavia, accanto a questi elementi tangibili, ce n’è uno meno visibile ma altrettanto rilevante: lo stress psico-emotivo. Molti pazienti riferiscono un peggioramento dei sintomi cervicali in concomitanza con periodi di forte pressione mentale, preoccupazioni o ansia costante. In questi casi, il dolore non nasce da un trauma diretto, ma da una tensione muscolare cronica che si accumula nel tempo e che trova nel collo uno dei suoi bersagli privilegiati.
Lo stress come fattore aggravante del dolore cervicale
Il legame tra stress e cervicalgia non è solo percepito: ha solide basi fisiologiche. In situazioni di tensione emotiva, l’organismo attiva una risposta di allerta attraverso il sistema nervoso simpatico. Questa reazione, utile in caso di pericolo reale, comporta un aumento del tono muscolare generalizzato: spesso, tuttavia, si concentra in alcune aree specifiche, come spalle, trapezi e collo.
Nel tempo, questa contrazione involontaria e persistente genera rigidità, affaticamento muscolare e dolore cronico. La persona può non rendersene conto subito: spesso lo stress si manifesta con sintomi apparentemente “fisici” — mal di testa, stanchezza costante, insonnia, nervosismo, difficoltà di concentrazione — che si intrecciano con la comparsa o il peggioramento del dolore cervicale.
È un vero e proprio circolo vizioso: lo stress aumenta la tensione muscolare, che a sua volta peggiora il dolore; il dolore costante alimenta il disagio psicologico, generando ulteriore stress. Rompere questa spirale richiede non solo un intervento sul corpo, ma anche un’attenzione agli stati mentali ed emotivi.
Proprio per questo, molti casi di cervicalgia cronica non migliorano con i soli trattamenti fisici, ma richiedono un metodo di intervento più ampio, in grado di affrontare le cause profonde dello stress e le sue manifestazioni sul corpo.
Gli studi sulla connessione tra cervicale e stress
L’idea che lo stress mentale possa provocare o aggravare il dolore cervicale non è solo frutto dell’esperienza comune: negli ultimi anni anche la ricerca scientifica ha confermato questa correlazione. Diversi studi hanno evidenziato come sintomi tipici dello stress — tra cui stanchezza cronica, insonnia, cefalea, irritabilità e tensione muscolare diffusa — siano spesso presenti in chi soffre di cervicalgia cronica.
In particolare, è stato osservato che chi manifesta più sintomi legati allo stress ha una probabilità significativamente più alta di sperimentare dolori ricorrenti al collo e alla parte alta della schiena. Un dato che rafforza l’idea che, nei casi di cervicalgia non traumatica o non strettamente posturale, il fattore emotivo giochi un ruolo centrale.
Un’interessante indagine condotta su oltre mille adulti ha confermato questo legame, mostrando un’associazione netta tra la presenza di sintomi da stress e il dolore cervicale cronico, indipendentemente da età o condizioni fisiche generali[1]. In compenso, non è emersa una relazione altrettanto forte tra assenza di attività fisica generica e presenza di dolore, suggerendo che non è sufficiente “fare sport” in modo generico per ottenere un beneficio.
Questa evidenza ci invita a guardare oltre le soluzioni standard: il movimento può essere utile, ma deve essere mirato. Non tutto il corpo risponde allo stesso modo allo stress, e non ogni attività ha lo stesso effetto sul rilassamento muscolare e sull’equilibrio psico-fisico.
Quale attività fisica per ridurre la cervicalgia da stress?
Quando si parla di cervicalgia, il consiglio “muoviti di più” può essere tanto giusto quanto fuorviante. Se è vero che una vita sedentaria favorisce la rigidità muscolare, non tutte le forme di attività fisica sono utili — e alcune, se svolte in modo scorretto o troppo intenso, rischiano addirittura di peggiorare la situazione.
Il tratto cervicale è particolarmente sensibile agli sbalzi di carico e alle sollecitazioni non controllate. Sport ad alto impatto, come il sollevamento pesi senza supervisione o l’allenamento ad alta intensità con movimenti esplosivi, possono aumentare la tensione nei muscoli del collo e delle spalle. Anche la corsa, se non bilanciata da un lavoro posturale e di mobilità, può contribuire a irrigidire la zona cervicale, soprattutto in soggetti già predisposti.
Al contrario, le attività che favoriscono l’allungamento muscolare, la respirazione consapevole e la propriocezione si sono rivelate particolarmente efficaci nel ridurre la tensione accumulata. Yoga, Pilates, stretching attivo e ginnastica posturale sono ottimi esempi di movimenti “intelligenti”, capaci di agire su corpo e mente contemporaneamente. Non solo migliorano la mobilità del collo, ma aiutano anche a calmare il sistema nervoso, riducendo quella risposta di allerta cronica che sta alla base di molte contratture.
In quest’ottica, più che “fare sport”, è importante scegliere il tipo di movimento giusto, con regolarità e ascolto. Il corpo ha bisogno di elasticità, ma anche di calma: ed è lì, in quel punto d’equilibrio, che spesso il dolore trova tregua.
[1] Camacho G., Nakazato T., “Chronic neck pain and its relationship with stress symptoms: Regular physical exercise could be a protective factor?”, Annals of Physical and Rehabilitation Medicine, 2018.